Le “specie esotiche” sono organismi trasportati dall’uomo fuori dalla loro area d’origine, comprendendo semi, propaguli e razze. In contrasto, le specie autoctone sono quelle presenti nella loro area di origine.
Le specie esotiche invasive costituiscono una delle principali minacce alla biodiversità, seconda solo alla distruzione degli habitat, e rappresentano una grave minaccia per le specie autoctone in tutto il mondo. Con un impatto sociale ed economico stimato a oltre 12 miliardi di euro annui solo nell’Unione Europea, tali specie sono aggravate dai cambiamenti climatici, l’inquinamento e l’impatto antropico generale.

Queste specie possono provocare l’estinzione di specie autoctone, alterare la composizione delle specie in un’area, degradare gli habitat e modificare le dinamiche di erosione del suolo. Possono anche avere impatti sanitari significativi attraverso la trasmissione di allergie o malattie a esseri umani e altre specie. Un esempio noto in Italia è il punteruolo rosso delle Palme, che ha causato danni considerevoli alle palme e all’ambiente.
Gli impatti sulle attività umane sono ampi, dalle perdite economiche dirette alla distruzione di raccolti e bestiame, fino ai danni indiretti causati dalla distruzione delle infrastrutture fluviali. Ad esempio, il giacinto d’acqua, originario dell’America meridionale, può ostacolare la pesca e rendere inagibile il corso d’acqua.

L’introduzione delle specie esotiche è strettamente legata all’azione umana, con fattori socio-economici che influenzano il rischio di invasione, come la densità di popolazione e la presenza di reti di trasporto. Le vie d’ingresso principali includono porti e aeroporti, il commercio di piante ornamentali e animali da compagnia, l’introduzione volontaria per attività di pesca e venatoria, il rilascio da parte dei cittadini e la fuga da allevamenti o zoo.
Strategia regionale per il contrasto alle specie esotiche invasive per il quinquennio 2022-2026